Il Consiglio costituzionale ha dato ragione alle associazioni ambientaliste e ai cittadini che avevano sollevato dubbi sulle chartes d’engagement
Sulla salute e sulla tutela dell’ambiente non si scende a patti. Si potrebbe sintetizzare così la decisione del Consiglio costituzionale francese in merito alle chartres d’engagement, le carte di impegno dipartimentali che consentono a livello territoriale di derogare sull’utilizzo dei pesticidi.
Introdotte nel 2018 con la Legge alimentazione (Egalim), le chartes hanno subito sollevato molti interrogativi da parte delle associazioni ambientaliste. Prima di tutto relativamente al fatto che introducono differenze nella possibilità di usare i pesticidi nelle diverse aree del territorio francese. Mentre i rischi per la salute sono evidentemente gli stessi.
Le associazioni hanno sollevato dubbi anche sulla modalità di elaborazione delle chartes, redatte sulla base di consultazioni limitate ai soli rappresentanti dei residenti, condotte solo on line e dando poco spazio alle osservazioni prodotte dai partecipanti.
In pratica il Consiglio ha dato ragione ai cittadini. Sostenevano, infatti, la non costituzionalità della facoltà data ai dipartimenti francesi di modificare le distanze minime consentite tra le aree di utilizzo dei pesticidi e le case. Oggi in Francia la distanza minima da rispettare nell’utilizzo di pesticidi è di 5 metri per gli ortaggi e cereali e 10 metri per le coltivazioni più alte come frutteti.
Ma al contempo la legislazione francese consente di ridurre tali distanze adottando delle carte di impegno proposte dagli utilizzatori di fitofarmaci e validate dai prefetti previa consultazione con una rappresentanza degli abitanti del luogo.
Per le associazioni però, il decreto che disciplina le consultazioni per l’adozione di queste carte di impegno è illegittimo e non conforme ai principi costituzionali. Secondo questi principi la partecipazione del pubblico deve essere prevista e controllata per tutte le decisioni pubbliche che hanno un impatto significativo sull’ambiente.
Dunque, come si legge nella decisione del Consiglio, “il fatto di consentire la consultazione solo con i rappresentanti delle persone che vivono nelle vicinanze di aree che potrebbero essere trattate con prodotti fitosanitari non soddisfa i requisiti della partecipazione di ‘tutti’ imposta dall’articolo 7 della Carta ambientale. Le persone che hanno potuto votare sulle carte sono state troppo poche. Il che è contrario alle norme che regolano lo sviluppo delle decisioni pubbliche aventi impatto sull’ambiente.”
A questo punto la palla passa ai giudici amministrativi e al Parlamento francese. Dovranno trarre le conseguenze della decisione del Consiglio.