Un preciso atto di accusa: le misure adottate non hanno garantito la protezione degli impollinatori
di Goffredo Galeazzi
Le misure adottate dall’Ue non hanno garantito la protezione degli impollinatori selvatici che negli ultimi decenni hanno subito un declino, principalmente a causa dell’agricoltura intensiva e dell’uso dei pesticidi. Nonostante nel 2018 la Commissione abbia promosso un approccio coordinato per prevenirne il declino, la strategia sulla biodiversità fino al 2020 si è dimostrata ampiamente inefficace. E la normativa Ue in materia di pesticidi è stata una delle principali cause della perdita di tali specie animali. E’ un duro atto di accusa quello della Corte dei Conti europea che in una relazione speciale formula raccomandazioni per migliorare la protezione degli impollinatori.
Api, vespe, sirfidi, farfalle, falene e coleotteri contribuiscono in maniera significativa all’aumento della quantità e della qualità degli alimenti disponibili. Negli ultimi decenni, tuttavia, la quantità e la diversità degli impollinatori selvatici sono diminuite. Perché non sono risultate efficaci, osserva la Corte, le politiche e la normativa avviate dall’Unione europea, ritenute potenzialmente in grado di avere effetti sugli impollinatori selvatici.
“Gli impollinatori rivestono un ruolo essenziale nella riproduzione delle piante e nelle funzioni ecosistemiche, e la loro diminuzione dovrebbe essere interpretata come una grave minaccia al nostro ambiente, all’agricoltura e ad un approvvigionamento alimentare di qualità”, ha dichiarato Samo Jereb, il membro della Corte dei conti europea responsabile della relazione. “Le iniziative finora intraprese dall’Ue per proteggere gli impollinatori selvatici si sono purtroppo rivelate non abbastanza incisive da produrre i frutti sperati”.
La Pac parte del problema
Quanto alla Politica agricola comunitaria (Pac), la Corte ritiene che sia parte del problema, non parte della soluzione. Infine, la Corte sottolinea che l’attuale normativa in materia di pesticidi non è in grado di offrire misure adeguate per la protezione degli impollinatori selvatici. Tanto è vero che gli stati membri hanno potuto continuare a utilizzare pesticidi ritenuti responsabili di ingenti perdite di api mellifere. A titolo di esempio, ricorda la Corte, tra il 2013 e il 2019 sono state concesse 206 autorizzazioni di emergenza per tre neonicotinoidi (imidacloprid, tiametoxam e clothianidin), sebbene il loro uso sia soggetto a restrizioni dal 2013 e l’impiego all’area aperta sia severamente vietato dal 2018.
Dato che il “Green Deal europeo” sarà in cima all’agenda dell’Ue nei decenni a venire, la Corte raccomanda alla Commissione europea di: valutare la necessità di predisporre misure specifiche per gli impollinatori selvatici nelle azioni e nelle misure di follow-up previste per il 2021 relative alla strategia dell’Ue sulla biodiversità fino al 2030; integrare meglio azioni volte a proteggere gli impollinatori selvatici negli strumenti strategici dell’Ue relativi alla conservazione della biodiversità e all’agricoltura; migliorare la protezione degli impollinatori selvatici nel processo di valutazione dei rischi legati ai pesticidi.