Ultima intervista per Restiamo in campo con Sara Rizzardini, dell’azienda agricola Biobiò, in provincia di Brescia, vice presidente dell’associazione “La buona terra”
di Barbara Battaglia
“Una dittatura biologica”, se la augura provocatoriamente Sara Rizzardini, dell’azienda agricola Biobiò di Vobarno, in provincia di Brescia, vicina al Lago di Garda e al Lago d’Idro, in Lombardia. È stata lei oggi l’ultima protagonista della web-serie di “Restiamo in campo”, promossa dalla campagna “Cambia la terra”, per dare voce ad agricoltori e allevatori biologici nelle settimane dell’emergenza sanitaria e del lockdown.
Una zona tra le più colpite “dalla paura, dalla crisi, dalla confusione: la nostra vita è radicalmente cambiata in pochi giorni”. La paura ha avuto un impatto diretto sugli agricoltori di questo territorio: “soprattutto nel primo periodo non capivamo cosa stesse succedendo e quindi come comportarci. La nostra azienda è multifunzionale, abbiamo un allevamento ma anche un agriturismo, facciamo ristorazione, ecoturismo e abbiamo una fattoria didattica. Abbiamo dovuto abbandonare le attività ‘collaterali’ per produrre solo alimenti, e riorganizzare velocemente tutto il nostro lavoro”. Oggi, a un mese dall’inizio della quarantena, l’azienda agricola sta quindi consegnando i prodotti a domicilio, tramite un servizio di acquisto online. “Il sabato mattina facevamo un mercato in piazza, a Brescia, non sappiamo quando potrà riaprire. Per noi quindi mantenere il contatto coi nostri clienti, tramite la piattaforma web, è stato fondamentale. Ci dà una speranza per il futuro: è anche bello vedere il rapporto coi nostri clienti, forse di amicizia, tanti ci tengono a comprare i nostri prodotti solo per sostenere la nostra realtà, un rapporto che si è creato e che ci scalda il cuore”.
Agricoltura e allevamento a basso impatto ambientale il futuro
L’azienda Biobiò di Vobarno vende in particolare formaggi, latte e carne. “Le richieste – continua Sara Rizzardini – sono state tante, anche da fuori Brescia. Molte persone sono ‘incappate’ nel mondo del biologico proprio a causa del momento che stiamo vivendo. Speriamo che un’agricoltura e un allevamento a basso impatto ambientale siano il futuro”. Qual è il contributo del biologico rispetto all’ambiente? “Nel biologico non possono esserci allevamenti senza terra, siamo obbligati ad avere animali in base al numero di ettari coltivati, al massimo due vacche ogni ettaro di terreno, una soglia bassissima se si guardano gli allevamenti intensivi della Pianura padana. Lo stesso vale per l’uso dei farmaci sugli animali. Se tutti rispettassero questi limiti, il problema dell’inquinamento delle falde sarebbe sicuramente inferiore, l’impatto sull’ambiente molto minore”.
Le condizioni di vita degli animali allevati sono molto diverse, nel biologico, rispetto al convenzionale. “Noi abbiamo 27 vacche da latte, una cinquantina di bovini da carne. Forse non tutti sanno che i vitelli vengono allevati con latte artificiale, in agricoltura biologica questo giustamente non è possibile. I vitelli da noi vengono lasciati con la madre fino allo svezzamento. Solo dopo la madre va in mungitura con quel latte facciamo il formaggio. Anche la loro alimentazione è totalmente diversa, ne va del benessere degli animali”, ha aggiunto Rizzardini.
Rispetto al futuro dell’azienda agricola biologica lombarda, “dipenderà molto da come si evolve la situazione, perché viviamo tutti le stesse difficoltà. Il prodotto bio costa di più perché ha un costo più alto nella produzione. Gli sforzi li facciamo un po’ noi e un po’ i nostri consumatori, che credono negli obiettivi dell’agricoltura biologica”. Sara Rizzardini è anche vice presidente dell’associazione lombarda “La buona terra”, che promuove l’agricoltura biologica in questa regione. L’azienda bresciana che rappresenta e gestisce collabora anche con i Gas, i gruppi di acquisto solidali, “perché abbiamo gli stessi obiettivi”.
Rizzardini: il miglior aiuto? Ricominciare
Quanto ad eventuali sostegni pubblici, “i 600 euro per gli autonomi non bastano, vedremo quali altri aiuti ci saranno. Per il turismo è difficile anche dimostrare la perdita economica, se non comparandolo rispetto all’anno scorso. Comunque per noi il miglior aiuto è ricominciare, ripartire, ovviamente nella sicurezza di tutti, perché capiamo la situazione”. Il supporto al bio, piuttosto, potrebbe essere “relativo alla sensibilizzazione al consumatore e al sistema rispetto al biologico: la natura ci sta dando dei segnali, dobbiamo accoglierli e cercare di rispondere di conseguenza. Mi sono sempre augurata che il comparto della sanità lavorasse di pari passo con l’agricoltura. La prevenzione si può fare anche attraverso l’alimentazione, cominciamo da lì, in armonia con l’agroecosistema”.
Perché, come ha concluso la giornalista ambientale Simonetta Lombardo, che ha condotto le interviste di “Restiamo in campo”, citando un famoso filosofo del cibo, Wendell Berry, se “mangiare è un atto agricolo”, anche “la salute è un atto agricolo”.