Secondo un’indagine di LobbyControl, la ricerca che sostiene la tesi di “gravi impatti” sull’agricoltura se l’erbicida fosse dichiarato fuorilegge ha ricevuto fondi dalla multinazionale che lo produce
di Goffredo Galeazzi
La Monsanto ha finanziato segretamente studi accademici che indicano “impatti molto gravi” sull’agricoltura e sull’ambiente se il controverso glifosato, il diserbante più usato al mondo, fosse vietato. Lo rivela un’indagine portata avanti da LobbyControl, che conduce campagne per la trasparenza dei grandi gruppi.
La ricerca, scrive The Guardian, è stata utilizzata dalla National Farmers Union (Nfu) per fare pressione con successo contro il divieto europeo nel 2017 e per rinnovare la licenza al suo utilizzo per altri cinque anni. Anche il gruppo di lobby industriale Glyphosate Task Force (ora ribattezzata Glyphosate Renewal Group) e la Crop Protection Association hanno utilizzato la ricerca per sostenere il rinnovo della licenza.
Le nuove rivelazioni si riferiscono agli studi pubblicati nel 2010 e 2014 dai ricercatori dell’Adas, una società di consulenza agricola e ambientale nel Regno unito. Le analisi hanno concluso che “l’eliminazione del glifosato avrebbe un impatto molto grave sull’agricoltura e sull’ambiente del Regno unito”, con un calo del 20% nella produzione di grano e colza. Tuttavia, per i ricercatori di un’altra società di consulenza, l’Andersons Center, queste stime sono state sopravvalutate.
Un portavoce di Bayer, la multinazionale agrochimica che ha acquisito Monsanto nel 2018, ha affermato che non aver rivelato il finanziamento degli studi ha violato i principi dell’azienda. Tuttavia, ha aggiunto “non abbiamo motivo di dubitare dei metodi, dei contenuti o dei risultati degli studi condotti da Adas”.
Per Sarah Wynn, dell’Adas e una delle autrici degli studi, “è del tutto normale che le organizzazioni esterne finanzino studi di ricerca. Tuttavia, è sempre stato il nostro principio fondamentale che la nostra ricerca non sia mai stata influenzata in alcun modo da coloro che ci finanziano”. Adas sta ora conducendo un altro progetto sul glifosato, parzialmente finanziato dalla Bayer-Monsanto.
Leonard Copping, redattore della rivista Outlooks on Pest Management, in cui sono stati pubblicati gli studi, ha dichiarato che “gli autori non mi hanno informato della fonte del finanziamento. Per questo motivo non è stato divulgato. Il conflitto di interessi è importante ma non rilevante in questo caso. I documenti non saranno modificati o ritirati”.
“E’ una forma inaccettabile di lobby opaca, i cittadini, i media e i decisori dovrebbero sapere chi paga per gli studi su argomenti di pubblico interesse”, ha ribattuto Ulrich Müller di LobbyControl. La tendenza degli studi scientifici a favorire i loro finanziatori, chiamata distorsione del finanziamento, è ampiamente riconosciuta nella ricerca sulla tossicità chimica, il tabacco e le droghe farmaceutiche.
Il glifosato è venduto da Bayer come Roundup ed è il diserbante più usato al mondo. Per l’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) il glifosato è probabilmente cancerogeno, mentre altre agenzie internazionali, tra cui l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), sono arrivate a conclusioni opposte.
L’anno scorso i tribunali degli Stati uniti hanno ordinato alla Monsanto di risarcire i danni fino a 2 miliardi di dollari a persone ammalatisi di cancro per l’utilizzo del glifosato, accusa che Bayer ha sempre respinto.