Uno studio internazionale evidenzia come il glifosato, in combinazione con stress ossidativo cellulare, sia un fattore di sviluppo di cancro
Ritenuto non cancerogeno dall’Epa – Environmental Protection Agency – il glifosato, l’erbicida più utilizzato sul pianeta, può indurre cancro al seno se in combinazione con altri fattori di rischio. E’ la conclusione di una ricerca internazionale guidata dalla Purdue University dell’Indiana (Usa) e dall’ Institut National de la Santé et de la Recherche Médicale (Inserm)/Institut de Cancérologie de L’Ouest (Ico) di Nantes in Francia: l’esposizione al glifosato rappresenta un fattore di sviluppo di cancro se avviene in condizioni di stress ossidativo nelle cellule.
In pratica gli scienziati per 3 settimane hanno esposto in vitro le cellule umane del seno al glifosato, per poi impiantarle in cavie di laboratorio e verificare se sviluppavano tumori. Ne è emerso che se la sola esposizione al glifosato non ha indotto formazioni tumorali, la malattia si è manifestata nel 50% dei casi quando, oltre che al glifosato, le cellule sono state esposte anche ad alcune molecole normalmente presenti nell’organismo umano in condizioni di stress ossidativo. Lo stress ossidativo è una reazione chimica che deriva dal consumo di alcol, fumo, da una dieta non equilibrata o anche dal semplice invecchiamento delle cellule.
“Questo è un risultato importante finora mai dimostrato”, afferma Sophie Lelièvre, PhD, professore di farmacologia del cancro presso il College of Veterinary Medicine di Purdue . “Mostrare che il glifosato può innescare la crescita tumorale, quando combinato con un altro rischio frequentemente osservato, rappresenta un importante anello mancante quando si tratta di determinare quali sono le cause del cancro.”