Si riuniranno per la prima volta. Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio: “Ormai non è solo un problema di mercato, ma di governo del territorio”
di Goffredo Galeazzi
Non è più una novità che il biologico sia una delle voci più in salute dell’agroalimentare: aumenti record ogni anno, sia dei consumi che delle superfici coltivate. E la crescente attenzione da parte della grande distribuzione organizzata, anche grazie ai prodotti a marchio, dà un’ulteriore spinta all’intero settore. Dunque, proprio perché il biologico, dice Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio, “è un settore strategico per tutto il sistema agricolo italiano, ora bisogna fermarsi, guardare quello che abbiamo fatto e pensare le strategie del futuro per fare le scelte giuste”. Di qui l’esigenza di convocare i primi Stati generali del settore (il 5 e 6 settembre a BolognaFiere) per capire quale strada intraprendere e perseguire.
“Il balzo è iniziato nel 2011, con una crescita costante sia delle superfici in conversione che di quelle biologiche. La sostenibilità è ora fondamentale per tutto il comparto agricolo italiano. Ormai non è solo un problema di mercato ma di governo del territorio”, aggiunge Mammuccini, perché i rischi sono molti e bisogna saper affrontarli, soprattutto se l’obiettivo è arrivare al 40% di superficie biologica in Italia nel 2030.
“Dalla rivoluzione verde alla rivoluzione bio”, i dettagli
Le due giornate degli Stati generali del bio “Dalla rivoluzione verde alla rivoluzione bio” si terranno il 5 e 6 settembre a Palazzo dei Congressi, a Bologna, anticipando l’apertura di Sana, il Salone internazionale del biologico e del naturale. Promossi da BolognaFiere in collaborazione con FederBio e AssoBio e con il sostegno dell’Agenzia Ice, gli Stati generali del bio rappresentano un’occasione unica di incontro tra operatori del settore, esperti internazionali, istituzioni per favorire il confronto e offrire un quadro aggiornato su opportunità di mercato e sfide future. L’iniziativa si concluderà con la consegna del Manifesto del bio 2030.
Rivoluzione Bio, il progetto lanciato dagli Stati generali, è l’ideale prosecuzione del confronto iniziato a Expo Milano 2015 da cui ha preso avvio il percorso che ha portato all’adozione del Piano strategico nazionale del biologico che si concluderà nel 2020 da parte della Conferenza Stato-Regioni. L’obiettivo è elaborare proposte e linee guida per i decisori pubblici riaffermendo la rilevanza di un settore cruciale per l’economia italiana. Si tratta del primo importante momento di riflessione sul ruolo del biologico per l’agricoltura italiana.
Gli aspetti innovativi dell’evento sono tre. Innanzitutto, una prima giornata di riflessione multi-disciplinare organizzata su quattro sessioni tematiche che toccheranno tutti i temi d’interesse fondamentali per lo scenario 2030 dell’agricoltura biologica, a cui seguirà – nella seconda giornata – un momento di dibattito con le principali istituzioni e i più rilevanti attori della filiera. In secondo luogo la decisione di allargare la platea: l’evento non è per i soli addetti ai lavori, ma parla a tutti i soggetti coinvolti nel progresso di conversione del sistema agricolo (istituzioni, produttori, retailer, consumatori). Infine, la definizione di una visione del settore biologico che superi i confini nazionali.
Il programma degli Stati Generale del bio
L’evento si articolerà il giorno 5 settembre in 4 sessioni tematiche – “Verso il 2030: scenari e megatrend”, “Mercato biologico globale: quale strada prendere?”, “Dove c’è bio, c’è innovazione”, “I valori del bio: tra comunicazione e consapevolezza”. Il secondo giorno si terrà una tavola rotonda che coinciderà con il Convegno inaugurale di Sana 2019. Sono previsti 26 speaker nazionali e internazionali e oltre mille partecipanti tra operatori della filiera bio, associazioni agricole, associazioni industrie alimentari, enti certificatori, giornalisti, esperti legali.
L’Italia è la seconda nazione che esporta più bio dopo gli Stati uniti, poco più di due miliardi di euro, e registra alcuni record: è la più importante produttrice di agrumi bio (il 27% di tutta la superficie dedicata a questa coltura), nonché il primo paese in Europa anche per ulivo (20%), frutta (11%) e ortaggi (11%). Resta indietro invece quanto a consumi: la spesa pro capite in Italia è ancora di 52 euro all’anno contro i 237 della Svezia, i 278 della Danimarca e i 288 della Svizzera, leader assoluto.
“A questi primati nell’ambito della produzione agricola”, osserva Roberto Zanoni, presidente di AssoBio, “si affianca la leadership mondiale delle aziende che trasformano i prodotti biologici: si tratta di oltre 18.000 imprese di ogni dimensione, cioè oltre 3mila in più di quelle tedesche e francesi, 15mila in più della Spagna. Prodotti biologici italiani si trovano negli scaffali dei negozi di un’ottantina di Paesi, a testimonianza della fiducia e dell’apprezzamento per la qualità dei prodotti delle aziende italiane”.