Iniziativa il 19 maggio. Servono misure urgenti e ad hoc a livello europeo e locale. Il Pan preveda totale eliminazione di pesticidi nelle zone urbane e nelle aree frequentate dalla popolazione.
di Redazione
I pesticidi mettono a rischio la salute di milioni di persone nel mondo e danneggiano nel lungo periodo l’agricoltura stessa. In alternativa a questo modello il Comitato della Marcia StopPesticidi, che ha organizzato il 19 maggio presidi e marce contro la chimica di sintesi nei campi, propone e sostiene le “esperienze agricole come quella biologica, biodinamica e la filiera corta, che coniugano il rispetto per la salute pubblica e l’ambiente, producendo alimenti sani e valorizzando la varietà di prodotti locali, rinnovando la biodiversità, il suolo e l’acqua”.
Stop glifosato
Con le marce organizzate a Codroipo (Udine); Caldaro (Bolzano); Follina (Treviso); Verona; Trento si è chiesto alla Commissione Europea di “revocare l’autorizzazione concessa per altri cinque anni all’uso del glifosato, riformare la procedura di approvazione dei pesticidi e fissare obiettivi di riduzione, obbligatori per tutta l’Ue, arrivando al bando totale dei pesticidi entro il 2030″, hanno spiegato gli organizzatori nelle giornate che hanno preceduto il 19 maggio.
L’iniziativa è stata anche l’occasione per chiedere al Governo, alle Regioni e ai Comuni “impegni per la salute, vietando l’uso dei pesticidi, attivando controlli idonei; per il territorio di potenziare gli strumenti di controllo e salvaguardia del territorio con lo scopo di evitare disboscamenti, sbancamenti, deturpazione del paesaggio; per l’agricoltura di difendere la Sovranità Alimentare, azzerare gli incentivi alle produzioni agricole industriali e le monocolture, favorendo l’agroecologia”. E’ necessario, hanno sottolineato gli organizzatori, la revisione del Piano d’Azione Nazionale per l’uso dei pesticidi, con la loro “totale eliminazione nelle zone urbane e nelle aree frequentate dalla popolazione, stabilendo distanze di sicurezza dalle abitazioni”.
Mamme di Revine Lago: uniti si vince
Mamme contro i pesticidi. Il Veneto è contraddistinto dall’uso più intensivo in Italia di pesticidi, ma anche da un’ampia unione di forze del mondo dell’associazionismo decise a limitare il danno prodotto da questa situazione aprendo il dialogo con gli abitanti per arrivare a soluzioni concrete. Una di queste associazioni è “Mamme di Revine Lago”, nata tre anni fa per tutelare i bambini del piccolo Comune in provincia di Treviso. Lisa Trinca è la referente del gruppo e ha affiancato altre associazioni locali per la realizzazione della prima marcia Stop Pesticidi, con il supporto di associazioni ed enti nazionali. Cambia la terra l’ha intervistata prima della Marcia del 19 maggio. Un’intervista in cui Trinca ripercorre i motivi della nascita del gruppo di mamme: “Siamo nati prima della prima marcia, quando nel nostro piccolo Comune di 2.000 abitanti è stato realizzato un vigneto. Già i Comuni vicini erano stati invasi da questa monocoltura, che ha un’estensione di 100 mila ettari coltivati in tutto il Veneto e ben 40 mila ettari nella sola provincia di Treviso. Per tutelare i nostri figli abbiamo raccolto firme, arrivando a quota 850, non poche vista la popolazione totale”.
Anche AVeProBi alla Marcia contro i Pesticidi
Occorre “sensibilizzare la popolazione su quello che vuol dire usare in maniera intensiva i prodotti fitosanitari”. Ne è convinto Enrico Casarotti, presidente dell’Associazione veneta dei produttori biologici e biodinamici che, nei giorni precedenti al 19, ha spiegato nel dettaglio i motivi per credere in un’alternativa
Monocolture, cambiare si può.
E’ AVeProBi, promotrice delle marce Stop Pesticidi che si sono tenute il 19 maggio, con il consigliere referente delle marce, Tiziano Quaini a fare il punto sulle monocolture
“L’Italia è il Paese, a livello europeo, che consuma più pesticidi in assoluto. Il Veneto guida questa non invidiabile classifica, con le province di Verona e Treviso in testa. È proprio da queste province che è partita l’idea di una sensibilizzazione sui rischi dell’uso intensivo di questi prodotti. Il problema sono le monocolture di tabacco, fragole e mele ma soprattutto viti. Con 100 mila ettari di vite, coltivati spesso grazie a grandi investimenti da parte delle istituzioni, la regione si è proiettata verso una monocoltura dannosa: soprattutto nel Trevigiano, dove in poco tempo l’agricoltura ha virato verso questo sistema che fa un uso intensivo di pesticidi”.