La denuncia di Le Monde e France 2. Nella lista 200 nomi di personalità in grado di influenzare il dibattito sul diserbante. Ma per il Senato francese “nessuno studio scientifico dimostra formalmente la sua cancerogenicità”
Duecento nomi di personalità in grado di influenzare il dibattito sul glifosato. Leader politici e funzionari, giornalisti, leader di organizzazioni professionali e organizzazioni pubbliche e persino scienziati compaiono in un elenco dove vengono elencate, una riga dopo l’altra, le loro identità e le loro opinioni su glifosato, pesticidi o Ogm. Il file, ottenuto da Le Monde e France 2, proviene da un’importante società di lobby e pubbliche relazioni, Fleishman-Hillard, incaricata dalla Monsanto di contribuire alla difesa del glifosato attraverso una strategia mediatica per controbattere e smentire qualsiasi informazione negativa pubblicata sul diserbante. I giornalisti hanno aggiunto che anche la Publicis Consultans, un’altra agenzia di comunicazione, ha schedato venti personalità francesi, classificate in base alla loro influenza e divise tra detrattori e sostenitori del glifosato.
La magistratura apre un’indagine
La procura di Parigi ha aperto un’indagine in seguito alla denuncia di un giornalista di Le Monde il cui nome sarebbe finito nella lista incriminata. L’inchiesta preliminare riguarda i reati di “raccolta di dati personali con mezzi fraudolenti, disonesti o illegittimi”, e “registrazione di dati personali sensibili senza il consenso dell’interessato e il trasferimento illecito di dati personali”. Il codice penale in Francia vieta la costituzione di qualsivoglia database personale “che riveli le opinioni politiche e filosofiche di una persona senza il suo consenso”. Un reato punibile con cinque anni di carcere e 300.000 euro di multa.
Interpellata da Le Monde, Bayer – società che ha acquisito Monsanto – ha detto di non essere in grado di commentare queste informazioni: “Non siamo a conoscenza di azioni non conformi da parte dei nostri dipendenti”.
Importante ottenere il rinnovo dell’autorizzazione
I documenti partono dalla fine del 2016. A quel tempo il glifosato, il principio attivo del Roundup, l’erbicida più usato al mondo, era già stato classificato “probabile cancerogeno” da parte dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (Iarc). Importante per Monsanto era ottenere nella Ue, nonostante la classificazione Iarc, il rinnovo dell’autorizzazione del suo prodotto di punta per un periodo di 15 anni. Lo ha ottenuto, ma solo per 5 anni.
Le 200 personalità schedate sono valutate su diversi argomenti: Ogm, pesticidi, salute. Con punteggi da 1 a 5 a seconda della loro credibilità, della loro influenza e del loro giudizio sulla Monsanto. Un centinaio sui 200 nomi risultano giornalisti, impegnati nella copertura di tematiche ambientali e agricole per i più importanti quotidiani, ma anche giornalisti di agenzie, radio, canali televisivi, pubblicazioni scientifiche e siti web. Sono presenti anche i nomi di 25 politici tra ministri e deputati in carica nel 2016. Poi circa 30 nomi di leader di organizzazioni agricole e 17 ONG, indicate come “anti-Monsanto”.
Un file è specificamente dedicato al dibattito sul rinnovo della registrazione del glifosato. Contiene un elenco di 74 nomi, designati come obiettivi prioritari: politici, giornalisti, scienziati, di nuovo classificati in base alla loro opinione sul glifosato. Questa classifica è fatta in diversi gruppi usando un codice colore: gli alleati, potenziali alleati da reclutare, persone da convincere, persone da monitorare.
Il Senato francese “scagiona” l’erbicida
Ma il dibattito in Francia sull’erbicida della Bayer-Monsanto rischia di alimentare uno scontro ancora più duro. Giovedì sarà presentato un rapporto parlamentare del Senato che afferma che “nessuno studio scientifico dimostra formalmente la cancerogenicità” del glifosato. Per 15 mesi, l’Ufficio parlamentare per la valutazione delle opzioni scientifiche e tecnologiche presieduto dal senatore conservatore Gerard Longuet ha lavorato al sistema di valutazione delle sostanze pericolose in Francia e in Europa, giungendo alla conclusione che il diserbante non è cancerogeno.
“Se il glifosato ha certamente molti difetti, nessuno studio scientifico dimostra formalmente la sua cancerogenicità sia in Francia o in Europa o nel mondo”, ha dichiarato Pierre Médevielle, senatore di centro destra dell’Unione dei Democratici e Indipendenti. E ha aggiunto che “il glifosato è meno cancerogeno dei salumi e delle carni rosse che non sono proibiti”.