Nei ghiacciai alpini clorpirifos e terbutilazina dalla Pianura Padana

Uno studio dell’Università di Milano-Bicocca certifica il trasporto a medio raggio dei pesticidi che minacciano larve di insetti dei torrenti glaciali.

di Goffredo Galeazzi


Ghiacciai alpini a rischio pesticidi. Non solo inquinamento delle falde idriche. I pesticidi utilizzati in Pianura Padana raggiungono le vette delle Alpi e minacciano larve di insetti dei torrenti glaciali: il clorpirifos e la terbutilazina compaiono in tutti i ghiacciai studiati. Lo certifica lo studio dell’Università di Milano-Bicocca “Analisi spazio-temporale e caratterizzazione del rischio di pesticidi in acque di fusione dei ghiacciai alpini”, pubblicato sulla rivista Enviromental Pollution.

Cosa emerge dalla ricerca?

Dalla ricerca emerge chiaramente che tali sostanze, utilizzate per incrementare la produttività agricola, non restano confinate a livello della pianura ma risalgono fino alle quote dei ghiacciai, dove vengono ciclicamente immagazzinate e rilasciate nelle acque di scioglimento, esercitando così i loro effetti dannosi sulle comunità acquatiche.

Per giungere a tale conclusione, i ricercatori del gruppo di ecotossicologia dell’università milanese hanno effettuato dei carotaggi sul ghiacciaio del Lys, nel massiccio del Monte Rosa, in Val d’Aosta. Dalle analisi delle carote glaciali è emersa una forte correlazione tra le quantità dell’insetticida clorpirifos e dell’erbicida terbutilazina rilevate nei sedimenti d’alta quota e il loro intenso utilizzo in Pianura Padana a partire dal 1996.

Il gruppo di ecotossicologia, inoltre, ha raccolto e analizzato campioni di acqua di fusione da sei ghiacciai alpini (Lys nel gruppo del Monte Rosa, Morteratsch nel Massiccio del Bernina, Forni nel gruppo dell’Ortles Cevedale, Presena nel gruppo della Presanella, Tuckett nel gruppo del Brenta e Giogo Alto nel gruppo del Palla Bianca-Similaun), nei quali lo scioglimento primaverile del manto nevoso determina il rilascio dei contaminanti immagazzinati. Il dato allarmante è rappresentato dall’evidenza che i ghiacciai dell’arco alpino stanno fungendo da accumulatori degli inquinanti trasportati nell’atmosfera, immagazzinando e rilasciando nelle loro acque di scioglimento insetticidi ed erbicidi in uso molto più a valle.

Comunità acquatica a rischio

La valutazione del rischio ecologico per la comunità acquatica dei torrenti glaciali alpini indica una situazione di rischio per le concentrazioni di clorpirifos – superiori di quasi cento volte rispetto al valore soglia – presenti nelle acque di fusione di alcuni ghiacciai. La comunità a rischio è quella dei macroinvertebrati, tra i quali i gruppi faunistici più frequenti sono gli insetti, in particolare chironomidi tra cui le specie Diamesa cinerella e Diamesa zernyi.

“L’entità della contaminazione e la sua distribuzione spaziale – spiega Antonio Finizio, ecotossicologo di Milano-Bicocca – evidenziano l’esigenza di aggiornare le procedure di valutazione del rischio ecologico, in modo da considerare anche il trasporto atmosferico a media distanza, attualmente trascurato, ma di fondamentale importanza per la concessione dell’autorizzazione ministeriale relativa alla messa in commercio del prodotto fitosanitario, al fine di proteggere le comunità acquatiche alpine”.

La ricerca è stata realizzata dal gruppo di ecotossicologia di Milano-Bicocca, coordinato da Sara Villa, ricercatrice in ecologia, in collaborazione con il gruppo di glaciologia, guidato da Valter Maggi, docente di geografia fisica e geomorfologia del dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Terra dell’Ateneo.

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