Ha proprietà benefiche per la salute, possiede migliori qualità organolettiche, proviene da aree territoriali precise, può essere vegan o vegetariano: queste alcune delle ragioni per cui si sceglie di acquistare un prodotto biologico nei punti vendita specializzati.
di Maria Pia Terrosi
E’ quanto emerge dall’indagine Osservatorio Sana 2018 dal titolo “Tutti i numeri del Bio italiano: i driver del consumatore e le novità del canale specializzato“, realizzata da Nomisma con il patrocinio di Federbio ed Assobio. Lo studio che verrà presentato a Bologna il 7 settembre al Sana – Salone internazionale del biologico e del naturale – è stato svolto su un campione di 200 punti vendita del canale specializzato in prodotti bio: ha come focus i consumatori di prodotti bio, le loro abitudini d’acquisto, le motivazioni alla base delle loro scelte e le strategie e le proposte dei canali di vendita specializzati.
Primo dato che emerge dall’indagine: nel 2017 in Italia sono aumentati i punti vendita del canale specializzato nella vendita di prodotti bio, 1.437, con un incremento del 13% rispetto al 2013, più che raddoppiati rispetto al 1993.
Diverso, invece, lo scenario in termini di vendite: l’anno scorso nella categoria food&beverage le vendite sono state pari a 865 milioni di euro, registrando una leggera flessione (-3% rispetto al 2016). Più penalizzate le vendite di prodotti confezionati (-3,6% rispetto al 2016), mentre tengono quelli freschi (-1,8%) confermando la loro centralità nel canale specializzato (34% del giro d’affari si riferisce al mondo del fresco).
Questa battuta d’arresto nelle vendite va messa in relazione all’ingresso nel bio della GDO che negli ultimi 15 anni ha ampliato significativamente i propri assortimenti bio (+330% il numero delle referenze proposte). Dato in qualche modo confermato dal fatto che il calo delle vendite (-3,9%) è stato più rilevante nei piccoli punti vendita (fino a 70 mq), più contenuto (-2,9%) in quelli oltre 150 metri quadri.
Proprio la concorrenza con la GDO è percepita dal 54% dei titolari dei negozi specializzati come la principale criticità da affrontare. L’altra sfida riguarda l’ingresso nel bio dei grandi brand dell’alimentare (Rana, Barilla, etc), cosa che – secondo l’opinione del 40% dei negozi specializzati – potrebbe in qualche modo modificare la percezione del valore del biologico per il consumatore e rafforzare ancor più la GDO a scapito del canale specializzato (30% fa questa previsione).
Per contrastare questa tendenza e anzi conquistare nuove quote di mercato – continua il rapporto dell’Osservatorio – bisogna valorizzare i punti di forza posseduti dal canale specializzato: per esempio evitare la sovrapposizione con gli assortimenti presenti nei supermercati, individuare nuove strategie, migliorare la customer experience, creando punti vendita innovativi e personalizzandoli con eventi, corsi, servizi in grado di coinvolgere il cliente. Un cliente che – secondo l’identikit tracciato dall’Osservatorio – è piuttosto giovane (tra i 35 e i 45 anni), spesso donna, con figli piccoli, frequenta abitualmente il punto vendita (almeno una volta a settimana) e acquista almeno l’80% della sua spesa alimentare nei negozi specializzati.
In termini, invece, di prodotti aumenta lo spazio dedicato al non-food: 8 negozi su 10 propongono prodotti naturali e certificati bio per l’igiene della persona; più di 7 su 10 espongono cosmetici e anche prodotti per l’igiene e la cura della casa.
Ma i prodotti per cui negli ultimi 2-3 anni i punti vendita hanno maggiormente incrementato il numero di referenze in assortimento appartengono alla macro-categoria pasta, riso, farine, prodotti da forno, seguono frutta e verdura, latte e derivati 33%).