Anche a distanza di anni, nel suolo e nelle acque, si rintracciano sostanze chimiche vietate e non più utilizzate da anni. Un’ulteriore conferma viene da un gruppo di ricercatori dell’Università Politecnica di Madrid che hanno condotto uno studio riguardante la Laguna del Hito, situata nella Spagna centrale
di Maria Pia Terrosi
Sbaglia chi pensa che sia facile liberarsi dai pesticidi: anche a distanza di anni, nel suolo e nelle acque, si rintracciano sostanze chimiche vietate e non più utilizzate da anni. Un’ulteriore conferma viene da un gruppo di ricercatori dell’Università Politecnica di Madrid che hanno condotto uno studio riguardante la Laguna del Hito, situata nella provincia di Cuenca nella Spagna centrale, una riserva naturale protetta di grande interesse ornitologico. Oggetto dello studio ricercare in questa area naturale protetta la presenza di pesticidi organoclorurati, studiandone anche la concentrazione e la distribuzione.
I pesticidi organoclorurati e i loro metaboliti sono insolubili nell’acqua; hanno un’elevata persistenza ambientale (resistono alla biodegradazione, alla radiazione solare, umidità e temperatura) e presentano una notevole capacità di bioaccumulo lungo la catena alimentare. Caratteristiche che li rendono pericolosi per la salute degli organismi viventi con cui vengono a contatto e in grado di spostarsi nell’ambiente (per via aerea in quanto si attaccano facilmente alle particelle sospese che poi si depositano altrove sui terreni, nell’acqua) contaminando anche aree distanti da quelle dove in origine sono stati utilizzati.
Proibiti da alcuni decenni in Spagna, come nel resto d’Europa (erano utilizzati soprattutto in agricoltura), questi pesticidi continuano ad essere prodotti e usati in molti paesi dell’Africa, Asia e Sud America.
Nella riserva del Hito, i ricercatori hanno raccolto numerosi campioni di terreno, di acqua e sedimenti della laguna, analizzandone la frazione organica con cromatografia: ne è emerso che alcuni campioni presentavano una concentrazione di organoclorurati superiore ai livelli di riferimento per la salute umana e gli ecosistemi.
Inoltre, le mappe di distribuzione elaborate dagli studiosi hanno mostrato una evidente corrispondenza tra le attività agricole e zootecniche e i livelli massimi di organoclorurati. Più contaminati sono risultati i sedimenti della laguna rispetto ai terreni del bacino, in quanto la laguna agisce come un concentratore naturale dei composti trascinati dal deflusso o direttamente dall’atmosfera.
D’altronde che l’ambiente ci metta parecchio a smaltire i fitofarmaci è stato già confermato da moltissime indagini. Ultimo il Rapporto Ispra sui pesticidi nelle acque che ha evidenziato un aumento delle sostanze rinvenute e dei punti interessati dalla presenza dei pesticidi (+20% nelle acque superficiali e +10% in quelle sotterranee) nonostante in Italia siano diminuite le quantità di fitofarmaci venduti.