Nell’accordo giallo-verde è scomparso il bio

Nel ‘contratto di governo’ non si parla di riduzione dell’uso di pesticidi, di Ogm free, di sistemi di allevamento alternativi, di sperimentazione indipendente sui prodotti fitosanitari, di diffusione dell’agricoltura biologica e biodinamica

di Goffredo Galeazzi


Nella sintesi gialloverde vince il verde della politica, perde il verde dell’ambiente. Il programma della Lega, che utilizza il verde come simbolo ma lo declina in maniera assai modesta da un punto di vista di contenuti ambientali del programma, sembra prevalere sull’impostazione molto più attenta alle questioni ecologiche del programma del Movimento 5 stelle.

In particolare in campo agricolo molte delle proposte del partito guidato da Di Maio vengano accantonate nel contratto di governo Lega-M5s per lasciare spazio all’impostazione sovranista della Lega. Nessun accenno all’agricoltura biologica e biodinamica che pure nel programma dei 5S trova ampio spazio e consenso. Nessun accenno alla “stretta sui pesticidi” che rappresenta uno dei punti qualificanti del programma grillino per l’agricoltura.

Il contratto firmato da Luigi Di Maio e Matteo Salvini riconosce che gli agricoltori si muovono in un sistema governato da una politica di settore, “ormai quasi di competenza esclusiva della Politica Agricola Comune”. Ma si accusano i passati governi di essere stati remissivi e rinunciatari in Europa “rispetto alle esigenze del settore agricolo, preferendo spesso lasciare il campo ad interessi europei opposti rispetto alle esigenze nazionali”.

Ne discende la necessità di una nuova presenza del governo italiano a Bruxelles per riformare la PAC con l’impegno per il futuro di “difendere la sovranità alimentare dell’Italia e tutelare le eccellenze del Made in Italy”.

La nuova presenza a Bruxelles deve “incidere nel contesto normativo dell’Ue e condizionare le scelte all’interno della prossima riforma della PAC”. Vanno inoltre individuati strumenti per garantire “tempi certi nell’attribuzione ed erogazione, da parte delle Regioni, dei fondi della PAC”. In questo contesto serve “un nuovo approccio europeo agli accordi di libero scambio con i paesi terzi”.

Sia nei loro singoli programmi elettorali che nel contratto di governo c’è convergenza sulla necessità di riformare l’Agenzia nazionale per le erogazioni in agricoltura (AGEA) e il Sistema informativo unificato di servizi del comparto agricolo (SIAN)”.

Infine per “meglio salvaguardare la pesca italiana”, vanno riconsiderati i vincoli e le direttive Ue impartite al settore, quali quelle che impongono i fermi pesca “non basati su criteri oggettivi ma su valutazione di carattere burocratico”.

Ovviamente un contratto/programma di governo non può indicare minuziosamente tutte le questioni che poi un ministro del governo M5s/Lega e il suo dicastero andrà ad affrontare. Meraviglia però che i punti più qualificanti del programma grillino siano rimasti fuori dal contratto. Temi come “nessun condizionamento imposto dai grandi gruppi multinazionali”, “strenua difesa del territorio OGM free”, “sistemi di allevamento alternativi”, “no alla realizzazione d’impianti inquinanti nei territori dei prodotti biologici, DOP e IGP” non vengono neppure menzionati. E la parola “pesticidi”, presente nel programma grillino ma non in quello leghista, è totalmente scomparsa. Eppure anche la regolamentazione della chimica in agricoltura dovrebbe qualificare le misure di sostegno del Made in Italy e delle eccellenze agroalimentari nazionali.

La serie di misure inserite nel programma 5s, una sorta di decalogo, non lascia spazio a equivoci: il movimento è contro i pesticidi. Stop alle autorizzazioni eccezionali dei prodotti fitosanitari, massima trasparenza e informazione sulle sostanze utilizzate in           ambiente acquatico e nell’acqua potabile, sanzioni per la mancata osservanza del PAN, provvedimenti per stabilire la tossicità di un fitosanitario, non solo in base al principio attivo, ma anche a seconda della formulazione del prodotto, potenziamento della ricerca su pesticidi e fitosanitari, sperimentazione indipendente sui prodotti fitosanitari di un ente terzo pubblico, diffusione dell’agricoltura biologica e biodinamica, valutazione dei rischi da esposizione multipla ai pesticidi, più risorse a favore dei servizi fitosanitari regionali e nazionali e dei controlli per il rispetto del PAN, lotta biologica per contrastare parassiti e fitopatie. Che fine hanno fatto questi ottimi propositi?

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