In provincia di Latina una catena di sequestri: se tutta l’Italia tenesse questo ritmo sarebbero migliaia. Parla il capitano del NAS Felice Egidio
di Goffredo Galeazzi
Prodotti pericolosi, assemblati nei garage e nelle rimesse in buona parte con pesticidi proibiti provenienti per lo più dalla Cina. E’ un traffico milionario che coinvolge molte aree italiane, e che ha il suo picco in zone dove agiscono le mafie. Confezioni con autorizzazioni scadute e senza etichetta che indichi quali principi attivi contengono: è questo che i Nas, i Nuclei anti-sofisticazioni dei Carabinieri hanno trovato nei sequestri, seguendo le tracce che derivano da canali investigativi e controlli a campione.
Ai primi di aprile si è conclusa la campagna di controlli disposta su scala nazionale dal Comando Carabinieri per la Tutela della Salute di Roma, nel settore del commercio di fitosanitari e prodotti per la zootecnia che ha portato al sequestro di 12 tonnellate di fitosanitari irregolari.
Così come per le attività illegali, anche nei controlli ci sono dei picchi: i Nas di Latina sono ultimamente intervenuti almeno una volta al mese per fermare un commercio pericolosissimo che sta dando alimento al settore crescente delle agromafie. Un numero molto alto di sequestri rispetto alla media nazionale, in parte giustificato dalla grande quantità di aziende agricole del territorio (circa 6 mila) che va dalla provincia di Latina a quella di Frosinone.
L’ultimo intervento in ordine di tempo, ai primi di marzo, è avvenuto ispezionando una rivendita di prodotti per l’agricoltura in provincia di Frosinone, dove sono state trovate 230 confezioni di prodotti fitosanitari di varie tipologie e formulazioni, prive di etichettatura e altre fuori commercio perché il ministero della Salute ne ha revocato l’autorizzazione alla vendita. In altre parole, sostanze in buona parte proibite nel nostro Paese per le loro conseguenze sulla salute umana e sull’ambiente.
Per il comandante dei Nas di Latina, Felice Egidio, i sequestri sono la punta dell’iceberg di un più vasto traffico illegale di pesticidi, con ramificazioni anche all’estero. “Le indagini svolte da questo Nas hanno portato alla luce traffici di fitofarmaci estesi a più regioni italiane, basati sulla produzione ‘artigianale’, con l’impiego di sostanze attive importate clandestinamente dall’estero, soprattutto dalla Cina”. Le miscele così ottenute “vengono poi impiegate nelle colture destinate alla produzione di frutta e verdura commercializzata su vasta scala”. Un commercio nero letale per l’ambiente e per la salute: “La nostra esperienza investigativa denota che il commercio di agrofarmaci – contraffatti, revocati o comunque non regolamentari – alimenta un commercio sommerso che sfugge alle valutazioni sull’impatto che tali sostanze determinano nell’ambiente”, riconosce il capitano Egidio.
A mantenere viva e vegeta la tratta di fitofarmaci illegali sono naturalmente soprattutto ragioni di convenienza economica: i fitofarmaci illegali sono meno cari. “Ma chi compra – precisa l’ufficiale – lo fa anche per i falsi consigli di soggetti coinvolti nel commercio illecito di tali prodotti”. La nuova classificazione per l’uso professionale e hobbistico dei fitofarmaci ha introdotto l’obbligo della vendita a soli utilizzatori in possesso del patentino che abilita al loro impiego. Pertanto alcuni coltivatori non professionisti, senza il patentino, “ricorrono all’acquisto di prodotti non regolamentari presso rivenditori compiacenti”.
Questi composti vengono da un mercato nero che importa dall’estero prodotti a basso prezzo e di grande efficacia, se per efficacia si intende la capacità di fare strage di insetti o muffe, lasciando però residui di sostanze vietate perché velenose per gli esseri umani e le altre specie, oltre che accumulabili nell’ambiente. In un bacino di aziende agricole che a livello nazionale tocca quota 1,5 milioni, con gran parte della superficie destinata a seminativo, è intuibile che i furbi, sia sul lato delle aziende che su quello delle rivendite, non manchino. Una catena di interessi lega agricoltori senza scrupoli e rivenditori compiacenti.
Non tutti i sequestri vengono resi noti. Ma quelli di cui si parla paiono troppo pochi, soprattutto se rapportati all’attività dei Nas di Latina e Frosinone Se i traffici sono così estesi, dovrebbero risultare migliaia di sequestri. Secondo il capitano Egidio, i Nas svolgono “un monitoraggio generale del territorio di competenza, per averne una conoscenza la più ampia possibile” e i controlli avvengono, periodicamente su “un campione di rivendite, depositi e aziende utilizzatrici, diversificato nel tempo”. Ma vengono osservate “con più attenzione quelle attività che ricadono in zone territoriali maggiormente sensibili a fenomeni di commercio ed utilizzo illecito di agrofarmaci. Alcune delle attività controllate negli ultimi mesi si trovano in quest’ultimo contesto”. Il commercio illegale di agro-farmaci ha il suo picco prevalentemente nella provincia di Latina, dove avviene anche il maggior numero di sequestri, per “una più alta concentrazione di aziende agricole con produzioni primarie di ortaggi e frutta, anche biologici, nonché di fiori e piante”. Ad ogni modo “le irregolarità emerse, evidenziano una certa estensione del fenomeno, essendo il traffico illegale degli agrofarmaci molto redditizio e attuato mediante canali di approvvigionamento sviluppati in più aree del territorio nazionale”.
In realtà “la vigilanza viene svolta principalmente in base a una strategia operativa periodica a livello nazionale, a cui si aggiungono controlli di iniziativa dei singoli Nas”, dice il capitano, ma “anche quando si presentano casi di intossicazione o rilevamento di sostanze non autorizzate o che superano i limiti ammissibili” o in caso di segnalazione da parte dei cittadini.
“I controlli, incentrati sulla verifica del rispetto di diversi fattori tutti legati al principio di sicurezza, per garantire la giusta sostenibilità per l’ambiente e per gli esseri viventi riguardano tutta la filiera. Dalla fase della produzione (presso aziende autorizzate dal ministero della Salute per la realizzazione di formulati con sostanze attive) alla fase di distribuzione sull’intera rete commerciale (quindi comprendendo anche l’introduzione nel territorio nazionale di formulati esteri) alla fase dell’impiego presso aziende agricole di prodotti ortofrutticoli e ortofloreali”, spiega l’ufficiale dei NAS.
Oltre a verificare le autorizzazioni dei principi attivi e la conformità dell’etichetta, i Nas controllano le misure di sicurezza necessarie per il trasporto e i requisiti per i locali di stoccaggio e di commercio a vari livelli (maschere, dispositivi per occhi, cisterne di raccolta in caso di sversamento, impianti antincendio). Un’attenzione particolare va anche al “rispetto delle corrette modalità di impiego – aggiunge Egidio – come per esempio i dispositivi di protezione degli operai durante l’utilizzazione e i tempi di sospensione dal trattamento, per evitare la presenza di residui pericolosi o nocivi nel prodotto finito e nell’ambiente. Infine vengono svolti accertamenti analitici sia di nostra iniziativa che nell’ambito del Piano Nazionale Residui, attraverso campionamenti di prodotti fitosanitari, alimenti, mangimi per animali e altre matrici ambientali, quali terreno e acqua”. Queste stime sono di fondamentale importanza per gli organismi scientifici chiamati a valutare “gli effetti conseguenti all’immissione nell’ambiente di sostanze chimiche” e ad “autorizzare nuovi principi attivi e aggiornare i limiti ammissibili dei residui”.