Per Giovanni Vannacci, ordinario di Patologia vegetale all’Università di Pisa, “date le caratteristiche del fungo patogeno che sta distruggendo le banane da esportazione, la difesa chimica è molto difficile”.
di Jandira Moreno
Anni di lotta chimica contro la “Panama disease”, ossia contro la malattia causata dal Fusarium oxysporum f.sp. cubense Tropical Race 4 –la quarta evoluzione di questo fungo parassita che a metà del secolo scorso, con la Race 1, ha sterminato le cultivar di banane Gros Michel -non sono bastati a mettere al riparo dal contagio le banane in Asia, e potrebbero non bastare a salvare la Cavendish, che rappresenta il 47% della produzione globale di banane e praticamente la totalità dell’export in Europa e Nord America. Solo il Sud America sembra, ad oggi, al riparo di questo patogeno.
Perché la difesa chimica in questo caso non funziona?
Fusarium oxysporum è un fungo che si trova normalmente nel terreno e ne esistono più di cento forme speciali, vale a dire di biotipi, ciascuno dei quali si è specializzato su un ristretto numero di piante ospiti. È un fungo che ha la capacità di evolvere molto velocemente per cui risulta difficile prevedere come si comporterà nel futuro. La forma cubense è in grado di attaccare poche specie, e tra queste il banano è sicuramente la più importante. Inoltre nel terreno produce strutture resistenti che rimangono nel suolo per più di 30 anni anche in assenza dell’ospite. La difesa chimica, nel caso delle banane in questione, ha dato esiti negativi, così come altre tecniche di difesa, quali la rotazione o la sommersione con acqua dei terreni infetti. Sicuramente la sua capacità di produrre spore molto resistenti e di crescere dentro il terreno non ne facilita la neutralizzazione: si tratta di caratteristiche che rendono la difesa chimica molto difficile. Essendo una forma speciale, è specificatamente adattata al proprio ospite e altre colture coltivate nei terreni infetti non vengono attaccate.
Colpa della selezione troppo spinta e delle logiche di mercato che hanno imposto un solo cultivar?
Le banane Cavendish hanno sostituito quelle Gros Michel che, fino alla metà del secolo scorso, dominavano il commercio internazionale e furono distrutte dalla malattia di Panama; le Cavendish erano resistenti e si diffusero in tutto il mondo. Ma il patogeno si è evoluto ed ha dato origine alla forma cubense che attacca questo gruppo di banane. Certamente la monocoltura predispone le piante a essere attaccate sia perché non esiste variabilità genetica, sia perché patogeni e parassiti si possono diffondere rapidamente all’interno della coltura, causando in poco tempo un’epidemia impossibile da arrestare. Infatti se in Sudamerica qualcuno, anche involontariamente, portasse una pianta di banano infetta, la Cavendish rischierebbe di estinguersi.
La soluzione è la lotta biologica?
A oggi ha dato risultati solo in laboratorio o su piccola scala, ma non ha dato risultati positivi nei bananeti. La lotta biologica contro i parassiti delle piante è una strategia di difesa delle colture di grande interesse, ma di non semplice applicazione. La ricerca si sta orientando verso l’uso di consorzi di microrganismi (funghi e batteri) e non di singoli microrganismi. Questi consorzi potrebbero essere prodotti da aziende, ed utilizzati una o più volte l’anno per limitare l’attività degli organismi patogeni. Purtroppo, quello che frena lo sviluppo di questi consorzi è l’alto costo, almeno in Europa, della loro registrazione come prodotti per la difesa delle piante. Questo costo può essere sostenuto solo dalle grandi multinazionali, che spingono perché la registrazione sia così gravosa, e non dalle piccole aziende locali, che, per contro, potrebbero giocare un ruolo importante. Solo l’attivazione di politiche che vanno a sostegno della ricerca e di un’agricoltura a basso impatto ambientale potranno favorire lo sviluppo della lotta biologica e una riduzione dell’impatto dei prodotti chimici.
Ci sono altri infestanti che possono rappresentare un pericolo come quello del panama Tropical Race 4?
Il frumento, ad esempio, è attaccato dalla Puccinia graminis UG99, anche detta “ruggine del grano”, e nei Paesi dove è presente le conseguenze sono drammatiche. Anche in questo caso, la resistenza genetica è la forma di difesa preferibile. Non ci dobbiamo dimenticare che la distruzione di interi raccolti rappresenta, per i Paesi sviluppati, solamente una riduzione dei redditi per le aziende coinvolte, ma nei Paesi in via di sviluppo questi si possono trasformare in carestie e moti di rivolta delle popolazioni affamate. Bisogna correre ai ripari sin da ora per preservare la sicurezza alimentare anche in vista dell’aumento della popolazione mondiale.