Alcune associazioni di agricoltori e ambientalisti chiedono di rivedere l’approvazione data dall’EPA all’uso del super dicamba della Monsanto esprimendo molti dubbi sul comportamento dell’Agenzia ambientale
di Maria Pia Terrosi
Rivedere l’approvazione data dall’Environmental Protection Agency (EPA) all’impiego dell’XtendiMax , erbicida prodotto dalla Monsanto. Questo l’obiettivo della petizione presentata contro l’EPA – Agenzia di protezione ambientale e la multinazionale Monsanto da alcune associazioni statunitensi che raccolgono agricoltori e ambientalisti . Secondo i querelanti (tra cui la National Family Farm Coalition, la Rete di sicurezza dei pesticidi, il Centro per la sicurezza alimentare e il Centro per la diversità biologica), la decisione va rivista perché anche in questo caso – come avvenuto per il glifosato – il comportamento dell’Agenzia ambientale statunitense non è stato del tutto cristallino.
Per prima cosa, infatti, secondo le associazioni ricorrenti, l’EPA approvando l’uso dell’ XtendiMax ha ignorato molte indicazioni stabilite dal FIFRA – Federal Insecticide, Fungicide, and Rodenticide Act – ovvero lo statuto federale che norma registrazione, distribuzione, vendita e uso dei pesticidi negli Usa.
XtendiMax è un potente erbicida di nuova generazione prodotto dalla Monsanto: in pratica è una nuova versione del dicamba vecchia maniera che distruggeva in maniera indiscriminata le piante a foglia larga, motivo per cui era utilizzabile solo prima che le piante spuntassero dal terreno. XtendiMax al contrario ha il “vantaggio” di poter essere applicato anche sulle piante senza distruggerle, a patto che si tratti di coltivazioni derivanti da sementi resistenti, come la soia e il cotone geneticamente modificati prodotti dalla stessa Monsanto.
Ma il problema è che questo erbicida di nuova generazione risulta essere estremamente volatile e quindi in grado di contaminare con molta facilità i terreni circostanti distruggendo piante e coltivazioni non resistenti.
Secondo alcuni studi nel 2017 – il primo anno in cui è stato utilizzato negli USA su soia e cotone ogm Monsanto – XtendiMax ha contaminato – danneggiandoli – oltre 3 milioni di acri coltivati a soia (circa 1 milione e 200.000 ettari) e coltivazioni di frutta e verdura. Il super dicamba volatilizzatosi ha danneggiato anche le piante da fiore che sono di vitale importanza per la sopravvivenza degli insetti impollinatori. Nello Stato dell’Illinois il 50% delle coltivazioni di soia non resistente al dicamba è andato distrutto e danni elevatissimi sono stati rilevati anche in Arkansas, Missouri e Tennessee.
Le associazioni che hanno presentato la petizione ritengono che il verificarsi di questa devastazione ambientale ed economica fosse prevedibile. Infatti i test effettuati da alcune università Usa su XtendiMax avevano dimostrato l’estrema volatilità del prodotto, addirittura persistente per 3/4 giorni successivi alla sua applicazione; e i risultati di questi test erano stati condivisi con l’EPA .
Di fronte a tali risultati e per mitigare la deriva del vapore del nuovo dicamba e contenerne i danni, l’EPA aveva previsto di indicare un periodo di fermo nei trattamenti con XtendiMax in primavera (cute off date). Ma – secondo i ricorrenti – di fronte al rifiuto opposto dalla Monsanto all’inserimento di questa misura, motivato con il fatto che avrebbe ridotto fortemente il valore del prodotto e delle sue sementi resistenti, EPA ha fatto marcia indietro dando il proprio parere positivo ma lasciando irrisolti i temi della volatilità e della deriva dei vapori. Rispetto ai quali le indicazioni inserite in etichetta da Monsanto sulla base delle indicazioni dell’EPA – per esempio maggiore addestramento degli operatori, divieto di applicare il prodotto dal tramonto all’alba – sono a parere delle associazioni del tutto inefficaci.