Il consumo di frutta e verdura altamente contaminata da pesticidi riduce la possibilità di rimanere incinta. Il dato emerge da una ricerca statunitense. Dove trova conferma lo stretto rapporto tra pesticidi e fertilità, sia per la donna che per l’uomo
di Maria Pia Terrosi
Mangiare frutta e verdura fa sempre bene? Dipende dalla frutta. Specie se si parla di fertilità.
Un recente studio dell’Harvard T.H. Chan School of Public Health di Boston ha evidenziato come il consumo di frutta e verdura contenente elevati residui di pesticidi (seppur nei limiti stabiliti dalla legge) possa ridurre notevolmente la possibilità di rimanere incinta.
Il dato allarmante che ancora una volta stabilisce una relazione tra pesticidi e fertilità, è emerso da una ricerca pubblicata sul Journal American Medical Association e condotta negli Usa su 325 donne di età compresa tra i 18 e i 45 che intendevano sottoporsi a trattamenti di fecondazione assistita. Ebbene le donne che già prima del concepimento mangiavano più di 2 porzioni al giorno di frutta e verdura contenenti livelli elevati di residui di pesticidi, vedono ridotta del 18% la loro possibilità di rimanere incinta rispetto alle donne che ne consumano meno (non più di una porzione al giorno).
Non solo: una dieta ad elevato contenuto di pesticidi fa aumentare il rischio aborto fino al 34% in più. Un dato, quest’ultimo, già evidenziato in altri studi legato al fatto – secondo i ricercatori – che anche a dosi non tossiche, i pesticidi influenzano la proliferazione delle cellule nell’organismo in formazione e quindi l’impianto e lo sviluppo dell’embrione che è molto suscettibile a qualsiasi malformazione.
Dal punto di vista metodologico i ricercatori di Boston hanno valutato il rischio di esposizione ai pesticidi in base ai rapporti annuali dal Dipartimento degli affari agricoli Pesticide Data Program (PDP), che classifica gli alimenti vegetali secondo il loro contenuto medio di residui: da quelli senza pesticidi rilevabili, a quelli con residui superiori al livello di tolleranza, a quelli con 3 o più residui di pesticidi rilevabili. 14 di questi prodotti presentavano un livello elevato di residuo di pesticidi: tra i più contaminati mele, fragole, prugne, pesche, spinaci, peperoni; mentre altri 22 – tra cui avocado, cavolo, cipolla e piselli – avevano un livello di contaminazione più basso.
Un altro dato emerso dallo studio su cui val la pena riflettere è che già sostituendo una sola porzione di vegetali molto contaminati con una a basso o nullo contenuto di pesticidi, si ha un aumento di probabilità di successo dell’80% di gravidanza.
Sono molti gli studi che hanno evidenziato gli effetti negativi dei pesticidi sulla fertilità, anche maschile. Per esempio una precedente ricerca della stessa Harvard aveva esaminato la relazione tra l’esposizione a residui di pesticidi contenuti nella frutta e verdura e la qualità dello sperma su un campione di 155 uomini. Anche in questo caso i risultati del monitoraggio avevano evidenziato che gli uomini che consumavano maggiori quantità di frutta e verdura con alti livelli di pesticidi residui (più di 1,5 porzioni quotidiane), avevano il 49% di spermatozoi in meno e il 32% in meno di spermatozoi normali rispetto agli uomini che invece ne consumavano una minor quantità (meno di mezza porzione al giorno).