Il bollino bio per la mensa scolastica

Presentato a Milano il progetto per accrescere l’utilizzo di prodotti biologici nelle mense scolastiche grazie anche a un fondo di finanziamento ad hoc. Il sistema introduce anche alcuni criteri premiali, come il recupero degli alimenti per la donazione ad associazioni e il lavoro sugli alimenti biologici di vicinato

di GGA


A partire dal prossimo anno le mense biologiche scolastiche italiane saranno certificate, dando così maggiori informazioni agli studenti e alle famiglie. Il progetto, presentato lunedì nell’istituto comprensivo Rinnovata Pizzigoni di Milano, è stato lanciato dal ministero per le Politiche agricole, Maurizio Martina.

Nel corso della presentazione sono stati illustrati i criteri di classificazione, concordati con il ministero dell’Istruzione, le Regioni, i Comuni, e i marchi che identificano le mense biologiche scolastiche. Per quanto riguarda i loghi si tratta di due medaglie, argento e oro (in base alla percentuale di utilizzo di prodotti bio) con la eurofoglia che è il simbolo UE del biologico. A sostegno dell’iniziativa, il ministero delle Politiche Agricole insieme alle Regioni ha istituito un fondo di finanziamento ad hoc che prevede uno stanziamento pari a 4 milioni di euro per l’anno 2017 e a 10 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2018 (vedi articolo). Per ottenere il “marchio argento”, ad esempio, la mensa scolastica dovrà provvedere a fornire almeno il 70% di materie prime di origine biologica per frutta, ortaggi, legumi, pane e prodotti da forno, pasta, riso, farine, cereali e derivati, olio extravergine, il 100% per uova, yogurt e succhi di frutta e almeno il 30% per i prodotti lattiero-caseari, carne e pesce da acquacoltura.

“La certificazioni delle mense bio sarà sostenuta con un fondo specifico con risorse pluriennali garantite fino al 2020. Ma se questo lavoro pagherà e genererà un sistema virtuoso nelle scuole, ci impegniamo a lavorarci ancora. E’ fondamentale attivare una sana competizione fra le scuole per provare a fare sempre meglio in particolare sull’alimentazione. Non dimentichiamoci che l’Italia è leader nella UE per agricoltura bio, con prodotti di qualità che devono essere raccontati e capiti”, ha dichiarato il ministero delle Politiche Agricole, Maurizio Martina.

Oltre alla certificazione attraverso le medaglie oro e argento, il sistema introduce anche alcuni criteri premiali, come il recupero degli alimenti per la donazione ad associazioni e il lavoro sugli alimenti biologici di vicinato, prodotti da aziende che fanno riferimento al territorio.

In Italia “ci sono circa 1.200 mense scolastiche nel Paese che già lavorano con il biologico. L’obiettivo è quello di allargare questi numeri e di aumentare la qualità di queste mense che già ce l’hanno”, ha aggiunto il ministro. Secondo il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, “bisogna continuare a diffondere il biologico e il km 0 nelle mense e abituare i bambini a non sprecare” e Milano “può essere un buon esempio di come le cose possono funzionare, è un percorso lungo ma è quello che stiamo facendo”. Basti pensare che a Milano l’impiego di prodotti biologici nelle mense scolastiche nel 2016 aveva raggiunto il 20% del totale e si attesterà intorno al 30% a fine anno.

L’obbligo di introdurre ogni giorno dei prodotti biologici nei menù delle mense scolastiche risale al 1999 (una buona pratica sostenuta da leggi regionali che promuovono l’uso del bio in mensa, come in Emilia Romagna, Toscana, Marche, Basilicata, Puglia, Veneto, etc.) ed è stato rafforzato, qualche anno fa, con l’obbligo di servire almeno il 15% della carne e almeno il 40% degli altri alimenti provenienti da agricoltura biologica. Ora si alza l’asticella, disponendo contributi a favore delle amministrazioni pubbliche che utilizzino almeno il 70% di prodotti biologici.

“Gli utenti dei comuni più virtuosi potranno così disporre di quote elevate di prodotti biologici di qualità a un costo da mensa convenzionale” – commenta Paolo Carnemolla, presidente di FederBio. “Va riconosciuto l’impegno del ministro Martina e dei colleghi Fedeli e Lorenzin nell’avviare l’attuazione delle misure previste nel Piano Strategico strategico nazionale per lo sviluppo del sistema biologico approvato l’anno scorso. L’iniziativa va nella giusta direzione per più motivi: innanziatutto la ricerca scientifica è concorde nel ritenere che l’alimentazione dell’infanzia debba essere il più possibile libera da residui delle sostanze chimiche di sintesi utilizzate nell’agricoltura convenzionale. Ma indica anche la scelta strategica di investire nello sviluppo dell’unica agricoltura in crescita nel nostro Paese: l’anno scorso sia il numero delle aziende biologiche che le superfici risanate dai pesticidi sono aumentati del 20%. Adesso attendiamo che il Senato approvi il testo unico per lo sviluppo e la competitività del settore, già approvato all’unanimità dalla Camera, che qualifica l’agricoltura biologica come “attività di interesse nazionale con funzione sociale, quale settore economico basato prioritariamente sulla qualità dei prodotti, sulla sicurezza alimentare, sul benessere degli animali, sullo sviluppo rurale e sulla tutela dell’ambiente e della biodiversità”.

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