In testa ai consumi mondiali di pesticidi, alle prese con gravi problemi di contaminazione e inquinamento la Cina vuole invertire la rotta. Contenendo l’uso delle sostanze chimiche e vietando quelle più tossiche. Con un occhio all’ambiente e un altro al mercato
di Maria Pia Terrosi
La Cina è il maggior consumatore – nonché produttore – di pesticidi al mondo: ne utilizza 1/3 della quantità totale. Un consumo che negli ultimi anni ha subito vere impennate, aumentando nel biennio 2012-2014 del 9,2% rispetto ai livelli registrati nel 2009-2011.
In presenza di tali numeri è evidente l’entità della contaminazione da pesticidi presente nei terreni e nei cibi. Lo scorso anno la CAE (Chinese Academy of Engineering) ha riscontrato la presenza di tracce di pesticidi in 146 diversi tipi di frutta e vegetali e in una percentuale variabile dal 54 al 96%, così come sono state rilevate micotossine e metalli pesanti .
Per cercare di porre un freno all’uso eccessivo di pesticidi il ministero dell’agricoltura cinese ha deciso di arrivare da qui al 2020 alla crescita zero nel consumo di pesticidi e di eliminare – entro la fine del 2022 – 10 pesticidi altamente tossici oggi ancora utilizzati. Sostanze che vanno aggiunte alle altre 22 già bandite negli anni passati . Inoltre, ha affermato Zeng Yande, Capo del Crop production Department del ministero dell’agricoltura, bisogna puntare sulla maggiore efficacia dei pesticidi utilizzati, su una loro migliore applicazione sulle coltivazioni e favorire l’uso di pesticidi biologici.
Obiettivo della Cina, evidentemente, quello di ridurre la contaminazione da pesticidi di terreni e acque e gli effetti negativi sulla salute, ma probabilmente anche la volontà di allinearsi maggiormente al più rigido sistema regolatorio europeo in materia di pesticidi. Tanto più che la mancata produzione delle sostanze bandite avrà un impatto limitato per l’industria cinese visto che queste rappresentano solo l’1,4% della produzione annuale di pesticidi del Paese.