Pesticidi, in Alto Adige contaminati i parchi giochi

Uno studio recentissimo di PAN-Europe mette in correlazione la presenza di pesticidi nei luoghi pubblici e la coltivazione intensiva a frutteti/vigneti. I 12 pesticidi rilevati vengono tipicamente impiegati nei frutteti e 7 di essi sono consentiti esclusivamente per l’agricoltura

di G. GA.


In Alto Adige i luoghi pubblici, in particolare i parchi giochi per bambini ubicati nelle zone dominate da coltivazione intensiva a frutteti/vigneti, sono contaminati dai pesticidi. Prelevando l’erba da 71 campi di gioco, è risultato che 29 (il 40%) erano contaminati con pesticidi. Lo studio condotto nel maggio 2017 dalla Federazione dei protezionisti sudtirolesi e sostenuto finanziariamente da PAN-Europe, Greenpeace Deutschland, Vinschgau, gruppi per la tutela dell’ambiente di Caldaro e Valle Isarco e da entità private, conclude che in generale esiste una probabilità elevata che le aree dei fondivalle coltivate a frutta/vite, non destinatarie di trattamento, siano in larga misura contaminate con pesticidi. I risultati delle analisi di laboratorio ottenuti con questo studio sono stati consegnati per una valutazione tossicologica al tossicologo Peter Clausing, incaricato dalla PAN-Germania.

La contaminazione, è stato osservato, non avviene solo nel raggio di pochi metri di distanza dal frutteto: tutti i campi gioco contaminati si trovavano a distanze superiori ai 15 metri dall’area coltivata più vicina, 10 di essi oltre i 50 metri e 4 addirittura oltre i 100 metri di distanza.

Anche se lo studio precisa che non esiste nessuna prova diretta sulla provenienza delle sostanze attive, il sospetto che la loro fonte principale sia l’agricoltura è supportato dal fatto che i pesticidi principali riscontrati nei prati si utilizzano prevalentemente nella frutticoltura. Infatti i 12 pesticidi rilevati vengono tipicamente impiegati nei frutteti e 7 di essi sono consentiti esclusivamente per l’agricoltura. In totale sono stati riscontrati 14 distinti agenti attivi. Si distinguono 6 funghicidi (Difenoconazol, Dodin, Fluazinam, Penconazol, Penthiopyrad, Tetraconazol), 5 insetticidi (Chlorpyrifos-methyl, Cypermethrin, Imidacloprid, Methoxyfenozid, Phosmet) e un erbicida (Oxadiazon). In un caso è inoltre stato riscontrato un conservante (2-Phenylphenol) nonché un disinfettante (Benzalkonium-Chlorid) in 4 campioni.

E’ poco plausibile, peraltro, una provenienza dei pesticidi da giardini e parchi pubblici adiacenti perché, con il piano d’azione nazionale, l’impiego di pesticidi chimico-sintetici è notevolmente limitato se non impedito dal 2016 e perché comuni come Merano e Bolzano lo rispettano in modo tassativo.

Pur trattandosi di un rilevamento momentaneo, dallo studio emerge che durante la stagione principale di impiego dei pesticidi aumenta notevolmente la contaminazione delle superfici non trattate.

Lo studio indica, tra i punti problematici, la scarsa protezione delle zone sensibili, l’insufficienza delle disposizioni  in materia di impiego e di distanze di sicurezza, l’inesistenza e/o l’inefficacia di controlli, monitoraggio e sanzioni. In generale è assente una visione politica a medio e lungo termine.

Senza voler arrivare a conclusioni affrettate, perché la valutazione tossicologica degli effetti combinati sull’ambiente e sull’uomo è complessa, lo studio conclude che l’unica soluzione praticabile è evitare completamente i residui di pesticidi.

 

 

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