Bruxelles apre un’inchiesta approfondita” sulla prevista acquisizione di Monsanto da parte di Bayer, del valore di 59 miliardi di dollari. Le sette sorelle dominano il 59% del mercato sementiero e il 68% di quello dei fitofarmaci.
di Goffredo Galeazzi
Una produce il glifosato, l’erbicida generico più venduto in Europa; l’altra il glufosinate ammonio, che è una delle poche alternative al primo in commercio. Una ha la più alta quota di mercato nella vendita di colza di semi oleosi in Europa; l’altra è leader a livello globale. Ebbene la Ue ha deciso di bloccare il progetto di fusione tra Bayer e Monsanto, un’operazione che darebbe vita, avverte l’Antitrust Ue, alla società integrata più grande del mondo di pesticidi e sementi, mettendo insieme due concorrenti già alla guida dei settori degli erbicidi non selettivi, sementi e tratti agronomici, oltre all’agricoltura digitale. La Commissione europea ha infatti reso noto di aver aperto “un’inchiesta approfondita” sulla prevista acquisizione di Monsanto (sementi Ogm) da parte della tedesca Bayer, del valore di 59 miliardi di dollari, e ha aggiunto che prenderà una decisione in merito entro l’8 gennaio 2018.
Gli impegni presentati da Bayer e Monsanto lo scorso 31 luglio a Bruxelles per rispondere alle sue preoccupazioni preliminari sono infatti stati ritenuti insufficienti. Bruxelles “teme che la concentrazione possa ridurre la concorrenza in settori come i pesticidi, le sementi e l’agrochimica” ed esaminerà quindi “se l’accesso dei rivali ai distributori e agli agricoltori possa diventare più difficile a causa della fusione” prevista tra i due gruppi. Le due aziende avrebbero.
Al momento il colosso che nascerebbe dall’unione di Monsanto e Bayer avrebbe il controllo del mercato degli erbicidi in Europa, della vendita di sementi, come quelli di colza, e anche dell’agricoltura digitale, la nuova frontiera dell’evoluzione del settore.
Inoltre l’operazione avverrebbe in un contesto industriale dove sono già molte le concentrazioni globali, dopo le fusioni tra Dow e Dupont e ChemChina e Syngenta. La Commissione ha quindi “preoccupazioni preliminari” che l’operazione “possa ridurre la concorrenza in una serie di diversi mercati che porterebbero a prezzi più alti, qualità inferiore, meno scelta e meno innovazione”.
Le americane Monsanto, Dow Chemical e Dupont controllano circa il 47% del commercio internazionale delle sementi e il 24% di quello dei presidi sanitari. La svizzera Syngenta, ora cinese, controlla il 18% del mercato dei presidi fitosanitari e il 9% di quello delle sementi. Bayer ha il 3% del mercato sementiero e il 17% di quello dei fitofarmaci. Basf ha il 9% del mercato dei presidi fitosanitari. Le sette sorelle dominano, dunque, dominano il 59% del mercato sementiero e il 68% di quello dei fitofarmaci.
Da un lato c’è la Monsanto, multinazionale americana fondata nel 1901 a Saint Louis nel Missouri, sinonimo di semi biotech, ma anche principale produttore al mondo di semi convenzionali. Dall’altro c’è il colosso della chimica nato nel 1863 in Germania, che ha storicamente legato il suo nome all’aspirina, ma è diventata negli anni un protagonista dell’agrochimica e della genetica agraria con la sezione Bayer CropScience. In particolare, la Bayer detiene brevetti di erbicidi non selettivi e di caratteristiche genetiche ottenute con tecniche Ogm e rappresenta al momento l’unico concorrente di Monsanto in questo segmento di mercato. Lo stesso si può dire di alcune sementi, come cotone e colza. Senza contare che entrambe le multinazionali hanno intensificato gli investimenti in agricoltura digitale. Monsanto ha iniziato nel 2013 acquistando per quasi un miliardo di dollari la Climate Corporation, fondata da due ex dipendenti di Google per portare nelle previsioni meteo al servizio dei raccolti la precisione e la versatilità delle banche dati digitali. Negli ultimi due anni Bayer ha fatto shopping tra il Canada e l’Europa per assicurarsi tecnologie per l’agricoltura di precisione.