Succede nel 91% dei casi. Una prassi che viola l’accordo preso tra il difensore dei diritti dei cittadini.
di Goffredo Galeazzi
In 20 casi su 22 nell’ultimo anno la Direzione generale per la salute e la sicurezza alimentare della Ue – il servizio sanitario della Commissione europea – ha approvato l’uso di pesticidi pur non avendo disponibili dati certi e completi su queste sostanze.
È il semplice principio di precauzione che dovrebbe indurre alla cautela se i dati a disposizione sono carenti. Non funziona così alla DG Salute e Sicurezza pur in presenza di dati lacunosi ha dato – anzi ha continuato a dare – la propria approvazione all’uso di pesticidi.
La denuncia viene da Pesticide Action Network (PAN) che in un rapporto reso noto in aprile analizza le decisioni prese dalla DG Salute in materia di pesticidi nell’ultimo anno. Già nel febbraio 2016 l’Ombudsman della Ue aveva dichiarato che la DG Salute in passato ha approvato impiego di tali sostanze anche se i dati erano carenti. Ricorrendo quindi troppo spesso alla cosiddetta “confirmatory data procedure” (Cdp) e violando apertamente i principi della buona amministrazione e lo stesso principio di precauzione. In pratica la Cdp – pur in presenza di sostanze chimiche con elevati rischi per l’ambiente – prevede la possibilità per le industrie di presentare ulteriori informazioni per dimostrare l’effettiva assenza di tali rischi, anche dopo l’approvazione dei prodotti. Il successivo accordo tra DG Salute e Ombudsman prevedeva la necessità di cambiare registro e tornare a applicare le regole: entro due anni, a dimostrazione di questo cambio di rotta, la DG avrebbe dovuto scrivere una relazione.
Ma a distanza di un anno le cose non sono cambiate: nel rapporto di medio termine di Pan risulta infatti che le decisioni prese dalla DG continuano a seguire gli stessi criteri. La DG ha continuato a approvare pesticidi anche in presenza di alti rischi e di dati lacunosi e carenti nel 91% dei casi, senza rispettare la norma della completezza dei dati. L’accordo con Ombudsman è stato violato anche in un altro aspetto: in nessuno dei 14 casi ad alto rischio documentato sono state adottate le misure protettive stabilite dall’Efsa come invece previsto.